Le nostre risorse non sono eterne… sono proprio finite

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  • »     Articolo di Alessia Tosi [ Puliti Senza Chimica ]

Vacanze intelligenti, spesa intelligente, consumi intelligenti, eppure facciamo ancora le code chilometriche in autostrada per andare al mare, per andare a fare la spesa, se per caso ci troviamo nel bel mezzo di una pandemia, acquistiamo quello che non ci serve e piangiamo miseria…

Quindi, questo homo Sapiens del secondo millennio tanto intelligente forse ancora non lo è diventato. Preferisce costruire intelligenze artificiali piuttosto che sfruttare le proprie e così facendo il tanto stimato muscolo del cervello è stimolato verso l’impossibile, verso il visionario, perdendo di vista quello che ha davanti agli occhi: una natura immensa, ancora inesplorata, piena di stimoli, di ricchezze, di soddisfazioni, lasciata marcire, morire, distruggere, dalla stessa intelligenza artificiale che dovrebbe esaltarne le potenzialità.

Ci vorrebbe forse un piccolo gesto di umiltà, un passo indietro, uno sguardo a chi è meno sapiens, ma più accorto, più istintivo, più in armonia con ciò che lo circonda: il mondo animale.

Se lasciato a se stesso, senza l’intervento del cervello umano e tanto meno quello artificiale, il mondo animale propriamente detto, così come quello vegetale, sarebbe in grado di sopravvivere per l’eternità, di riprodursi, rigenerarsi, adattarsi ai cambiamenti (naturali) e nuovamente riorganizzarsi.

Un leone nella savana non muore di fame, e nemmeno una gazzella, un orso ai poli non si dimagrisce spontaneamente, se prendiamo qualche volta in più la bici, ci laviamo più spesso con l’acqua e magari usiamo meno deodorante.

Un cane randagio non sarà mai sovrappeso, non ha bisogno di un’alimentazione controllata ipoallergenica, dosata su misura. Perché sa già dosarsi, conosce i luoghi che frequenta, sa dove e quando rifocillarsi, conosce le stagioni, i ritmi, sa quando è meglio fare scorta e quando avere pazienza: in altre parole, si direbbe, è “Sapiens”.

Invece quest’uomo così superdotato, così ingordo, così incontentabile non sa contare fino a 365. Non riesce a vedere più in là della fine della giornata, vede il piatto pieno e si inorgoglisce delle sue capacità produttive scoprendo che dopo la notte arriva un altro giorno e poi un altro ancora e ancora altri 100 e il piatto non si riempie più. E piange, e dà la colpa alla natura malevola che non ubbidisce ai suoi ordini, che non produce quanto gli serve, che non è veloce, non segue i suoi ritmi, le sue necessità sempre più accelerate.

Quest’anno è successo il 22 agosto, gli anni indietro forse un po’ prima ma perché non c’erano pandemie in corso che davano un freno obbligato a delle abitudini sconsiderate.

Il 22 agosto 2020 l’uomo si è svegliato e si è accorto che non poteva più accendere tutte le luci che voleva, non poteva rinfrescarsi con tutti i condizionatori installati in ogni stanza, che non aveva più latte per colazione, uova e verdura per pranzo, acqua potabile da bere, ma soprattutto che aveva ancora 4 mesi per arrivare alla fine dell’anno in queste condizioni, improvvisamente con la “dispensa” vuota e senza poter andar a rubare al vicino, perché al vicino aveva già pensato di rubare negli 8 mesi precedenti.

E ora che si fa?

Forse è giunto il momento di mettere in moto questo benedetto cervello? Martoriato da stimoli e impulsi distruttivi non sa più vedere ciò che di realmente bello, unico e riproducibile c’è intorno. Non è lui stesso che ha scoperto che “in natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma“?

La ricetta è questa, gli ingredienti li abbiamo, non ci servono strumenti sofisticati per godere appieno di quello che abbiamo a disposizione.

Impegniamoci quindi perché questo “Earth Overshoot Day” l’anno prossimo cada sempre più tardi. E non crogioliamoci troppo sul fatto che almeno ad agosto ci siamo arrivati perché il 22 agosto per il 2020 è la data globale che segna il giorno di non ritorno per il totale consumo delle risorse della Terra, ma se prendiamo come riferimento solo l’Italia è il 14 maggio il giorno incriminato, nemmeno metà anno ad abbiamo già esaurito tutto quello che il nostro stupendo e variegato paese ricco di vegetazione, ecosistemi, laghi, fiumi e boschi, è in grado di donarci.

Questo debito con il nostro pianeta abbiamo iniziato ad accumularlo dal 1971, quando l’intera umanità ha iniziato a chiedere più risorse di quante la terra stessa sia in grado di generare, terra fertile, acqua potabile, aria pulita, fonti di energia.
E’ l’Associazione Global Footprint Network che ogni anno riesce a stabilire quale sia il giorno in cui l’impatto dell’uomo sulla Terra smette di essere sostenibile.

Ma siamo ancora in tempo, basterebbe recuperare 5 giorni all’anno per annullare il debito entro il 2050, risanare il pianeta e vivere tutti da “homo Sapiens” esercitando quel concetto di consumo sostenibile che tanti leader mondiali esortano ma che poi non sono in grado di mettere in pratica.

Partiamo dal basso allora, da piccoli passi giornalieri, fattibili, ripensiamo il nostro quotidiano come una scelta consapevole di vita in armonia con la natura. Interroghiamo la natura e rispettiamo le sue risposte, i suoi tempi.

E’ quello che noi come Associazione facciamo da tempo, grazie anche alla scoperta del Prof. Teruo Higa che ha trovato in natura la dimostrazione della trasformazione della materia, i microrganismi Effettivi EM rispecchiano pienamente la teoria per cui “nulla si crea, nulla si distrugge…”.

Possiamo avere acque potabili, terreni fertili, allevamenti salubri, case pulite e confortevoli senza distruggere boschi, avvelenare i mari e soprattutto senza dover andare a cercare chissà su quale altro pianeta forme di vita per darci chissà quali risposte.

Ci diamo appuntamento all’anno prossimo, il più tardi possibile, per “festeggiare” nuovamente l’Overshoot Day.

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Rosy
Rosy
7 Settembre 2020 13:34

Istallazione di pannelli fotovoltaici e di pannelli solari per produzione di acqua calda. Autoproduzione di frutta e verdura. Autoproduzione di saponi e detersivi. Acquisti ridottissimi di capi di abbigliamento.Riuso creativo di oggetti destinati ad essere buttati. Riuso dell’acqua del lavaggio di frutta e verdura per annaffiare le piante

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